Dispersione scolastica e politiche per il successo formativo
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gradi educativi, o come erogazione di un numero crescente di risorse (scuole,
assegni di studio, insegnanti, ecc.), o ancora come percentuale di cittadini
che raggiungono la soglia minima di istruzione, l’istruzione secondaria,
l’università, ecc. Né l’una né l’altra, applicate ai regimi democratici e libe-
rali, ha potuto tuttavia constatare il raggiungimento di un grado soddisfa-
cente di uguaglianza, sia perché la disuguaglianza dei risultati e dei livelli
formativi — pur attenuata — risulta comunque confermata,
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sia perché il
concetto stesso di uguaglianza delle opportunità educative viene sottoposto
a continue revisioni. Man mano che emergono nuove istanze nei contesti a
elevata complessità, l’uguaglianza assume una diversa centralità rispetto al
focus delle politiche sociali. In particolare, come già detto, lo slittamento
dall’uguaglianza all’equità porta alla combinazione di tale principio con
una pluralità di referenti etici e normativi, tutti necessari e perfino coerenti
nella giustificazione di una politica dell’uguaglianza di possibilità: merito,
differenza, qualità, efficacia, efficienza, benessere, individuo, bene comune.
Come perseguire tutti questi obiettivi in modo simultaneo e per diverse
categorie di cittadini?
Partendo dal presupposto che l’uguaglianza non sia una proprietà data
nelle cose, o un bene da preservare attraverso azioni di tutela (rivolte al diritto
individuale o al benessere collettivo), bensì uno stato da raggiungere sia per
i singoli sia per la collettività, la concezione che maggiormente permette
di rispettare la pluralità delle istanze implicate è quella
multidimensionale
o
relazionale
(Besozzi, 2006c, p. 164), secondo cui l’uguaglianza delle oppor-
tunità educative può assumere forme diverse a seconda del punto di vista da
cui la si guarda («uguaglianza per chi?») e del valore preso a riferimento per
giudicare uguale una distribuzione («uguaglianza fra chi?») o un risultato
(«uguaglianza di che cosa?»). Tale concezione è condivisa dalle correnti
sociologiche individualiste,
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che rivalutano il senso che l’uguaglianza può
avere per il soggetto e collocano le opportunità educative nel suo percorso
di vita anziché nello stock di supporti/tutele che viene assicurato mediante
una data logica distributiva. Se è vero che le risorse sociali si prestano a di-
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Si vedano ad esempio le recenti indagini internazionali di Blossfeld e Shavit (1992) e in Italia gli studi
di Ballarino e Shadee (2006; 2008).
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Si possono collocare in una prospettiva multidimensionale/relazionale dell’uguaglianza sia gli ade-
renti all’individualismo metodologico (Boudon e Coleman) sia i teorici egualitaristi all’interno del
paradigma liberale, come Dahrendorf e Sen.
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