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Il gioco nella didattica
atteggiamenti diversi per il futuro e così via. Il bimbo in tenera età, invece,
non ha a disposizione tali strumenti di ragionamento che consentono di rie-
laborare le situazioni: in questa fase dello sviluppo della propria personalità e
delle proprie capacità l’unico strumento che può usare è il gioco simbolico. In
occasione di avvenimenti particolarmente coinvolgenti, infatti, spesso accade
di osservare i bambini che, a distanza di tempo, rivivono gli avvenimenti, reci-
tandoli. Essi, tuttavia, li interpretano non riproponendo i fatti così come sono
accaduti ma, al contrario, facendo succedere ciò che essi avrebbero voluto che
accadesse. In quel momento essi stanno, appunto, rielaborando l’esperienza,
ovvero stanno svolgendo lemedesime operazioni di riflessione sulla realtà che
gli adulti svolgono mediante il pensiero formale, con gli strumenti cognitivi a
loro disposizione, in particolare il gioco simbolico.
Non rientra fra gli scopi del nostro lavoro approfondire la discussione
sulla rigidità del percorso e sulla validità delle età individuate da Piaget per il
succedersi dei singoli stadi e delle singole fasi dello sviluppo dell’intelligenza,
fattori messi in luce peraltro dai più noti e autorevoli allievi di Piaget stesso:
attualmente è riconosciuto da molti autori — Bruner (1986), Feuerstein
(1980; 1988), Gardner (1987; 1999; 2006), solo per citarne alcuni tra i più
influenti—che ciascuno segue percorsi e tempi individuali differenziati e che
le difficoltà stesse si manifestano diversamente da persona a persona e devono
essere affrontate e risolte in modi differenziati. Proprio in questo contesto
concettuale, tuttavia,merita tenere contodell’impiegodel gioconelladidattica
rivolta agli allievi in situazione di difficoltà più grave: quando essi frequentano
qualunque ordine e grado di scuola, infatti, spesso hanno ancora un grado di
sviluppo intellettivo e della personalità che può essere collocato in una fase
simile, anche quando l’età anagrafica è molto maggiore.
Le conseguenzedi una tale situazione relative alle attività scolastiche sono
molto evidenti: le operazioni di comunicazione verbale del sapere, di studio
teoricodei contenuti, persinodi riflessionemetacognitiva sugli apprendimenti
concernenti le più varie discipline rischiano di risultare senza significato per
l’alunno e, conseguentemente, di non avere alcuna efficacia sia nei confronti
dello sviluppo delle capacità, sia nei riguardi dell’apprendimento scolastico.
Tantoprogrammate e strutturatequanto informali edestrutturate, esse corrono
il serio rischio di risultare completamente inefficaci perché, se l’allievo ha ne-
cessitàdi operare concretamente sulla realtà edi riviverenell’esperienzapratica
le situazioni per comprenderle, non possono sortire effetto alcuno in termini
di riflessioni teoriche, concettualizzazioni edesercitazioni per la formalizzazio-
ne degli apprendimenti. Appare evidente come questi ultimi possano essere
conseguiti soprattutto attraverso un’azione di mediazione svolta dall’adulto