Il ruolo del gioco nell’integrazione degli allievi diversamente abili
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sorprendente, è possibile suscitare l’interesse e la motivazione degli allievi,
presentando le attività in modo che sollecitino il loro coinvolgimento e la
loro passione.
Amaggior ragione, va tenuta in considerazione la possibilità di sperimen-
tare la realtà in questo modo da parte degli allievi con ritardo nello sviluppo
cognitivo, tanto più che il gioco d’esercizio continua a manifestarsi anche
interessando il pensiero vero e proprio. Vi sono, infatti, giochi di pensiero che
non sono simbolici e che consistono nel mero esercizio di alcune funzioni: ad
esempio le combinazioni di parole o l’interrogare fine a se stesso (Piaget, 1945,
p. 168). Tali esercizi non comportano alcun interesse reale per il contenuto del
pensiero e delle parole: l’esercitazione si fonda sulla capacità di manipolazione
tecnica, individuando assonanze, consonanze, rime, differenze, somiglianze,
ecc. Anche le facoltà intellettive stimolate, pertanto, sono relative alla pura
tecnica e non ai significati e ai concetti che le parole o i pensieri rappresentano.
Se questi aspetti possono essere impiegati con profitto nella programmazio-
ne scolastica, non bisogna trascurare, tuttavia, che tale modo di affrontare la
realtà può condurre a conseguenze opposte, soprattutto se i comportamenti
dell’allievo si fondano su simili basi in momenti o età anagrafiche nei quali
non ci aspetteremmo atteggiamenti siffatti: ciò va tenuto presente quando si
analizza il comportamentodi allievi chemanifestanocontinuodisinteresseper
gli argomenti affrontati a scuola, persino quando sono essi stessi a suscitarne
la discussione con domande rivolte agli insegnanti.
Per questo motivo la programmazione didattica in favore degli alunni in
grave situazione di difficoltà deve tenere presente che molte capacità possono
essere apprese mediante esperienze dirette, fatte cercando di ridurre il più
possibile la mediazione del linguaggio e della trasmissione orale dei contenu-
ti; queste ultime, infatti, spesso non sono strategie adeguate alle capacità di
chi ha uno sviluppo della personalità non corrispondente all’età anagrafica.
Ritardo nello sviluppo non vuol dire incapacità assoluta di apprendimento:
molto più spesso significa necessità di approcci adeguati agli aspetti cognitivi
dell’attività scolastica.
In questo senso, risulta necessario presentare all’allievo attività concrete,
che richiedano la manipolazione di materiali vari, i quali a loro volta devono
essere realizzati inmododa risultarepiacevoli e interessanti. Ènoto, adesempio
come, messi di fronte a un computer, ragazzi con notevoli difficoltà di appren-
dimento riescano in realtà adapprendereprocedure anche complesseper l’atti-
vazione dei programmi e dei file per i quali provano interesse. Anche gli allievi
che non imparano mai né a leggere né a scrivere correttamente, seduti davanti
a un computer, riescono ad arrivare dove vogliono, muovendosi abilmente tra
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