D
IFFICOLTÀ
DI
APPRENDIMENTO
N
. 4,
APRILE
2011
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che riguarda i pensieri, le emozioni, le esperienze che invece si vogliono condividere
con gli altri. Naturalmente gli altri possono formarsi su di noi delle opinioni di cui
siamo all’oscuro: quello che qui abbiamo definito «Io inconsapevole». C’è inoltre una
dimensione, l’Io inconscio, che non solo è sconosciuto a noi, ma anche agli altri. È
un aspetto della personalità che è simile per certi versi all’inconscio freudiano: na-
sce da esperienze remote e dimenticate, ma molto influenti sulla nostra personalità.
Rientrano in questo ambito ad esempio le amnesie infantili. Particolarmente inte-
ressante è il rapporto tra le due aree di sinistra, che è frutto evidentemente di scelte
operate dal soggetto, l’insegnante nel nostro caso. È lui che decide quanto privato
deve tutelare nell’interazione con la classe e quanto invece vuole rendere condivisa
la rappresentazione di sé. È in questo spazio di confine che si decide il nocciolo del
suo stile professionale, che è nello stesso tempo il suo modo caratteristico di gestire
le relazioni con gli alunni.
Come sostiene P., non c’è un solo modo per essere convincenti ed efficaci. Si può
essere più aperti o riservati, ma l’importante è risultare, ed essere, coerenti. C’è tutta-
via un ulteriore fattore di coerenza che è sfuggito ai nostri personaggi. Si tratta della
congruenza fra ciò che si fa e quello che si dovrebbe fare, ossia fra ciò che produce un
facile e immediato consenso e ciò che il ruolo di educatore richiede. Occorre decidersi:
essere una guida autorevole, assumendosene gli oneri, o un simpaticone. Le due figure
non possono convivere. L’autorevolezza si paga anche con una certa distanza: dare molta
confidenza illude in un primo tempo di avere successo nella relazione, ma poi ritorna
addosso come un boomerang, quando ci si accorge di non avere più l’autorità per fare
richieste necessarie ma sgradevoli.
Ci sono tanti modi di essere autorevoli, così come ci sono tante personalità. In
parte l’autorevolezza deriva dalla sicurezza, dall’autostima e dal senso di efficacia che
uno riesce a conquistare, ma in buona misura deriva anche dalla coerenza tra compor-
tamenti manifesti e convinzioni profonde. Coerenza che si traduce poi in correttezza,
anche professionale, nelle relazioni.
Il software nascosto
Quindi ci sono diversi fattori dinamici, in interazione reciproca, che convergono
nel determinare l’immagine dell’insegnante che gli studenti interiorizzano e il relativo
tasso di autorevolezza. Questo dinamismo fa sì che, alterando anche di poco un fattore,
cambi l’insieme. Ad esempio, se, con opportune accortezze, si riesce a incidere sul
modo di comunicare, si va a intaccare anche l’autostima professionale e, quindi, anche
l’etero-rappresentazione, cioè l’immagine che hanno dell’insegnante i suoi alunni. Il
fatto è che, come sostengono i nostri personaggi, il particolare modo di comunicare
opera in gran parte in modo spontaneo, automatico. Essendo parte di una memoria im-
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