Per una scuola più saggia che sapiente
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Ho così portato avanti e concluso quel mio primo anno scolastico,
ho insegnato tedesco altrove nell’anno successivo e ho saputo di lì a poco
che quel collegio con bambini difficili era stato smantellato, non esisteva
più con quelle caratteristiche e in quelle condizioni ed erano state trovate,
fortunatamente, soluzioni più felici.
Forse grazie a questo «battesimo del fuoco» che è stata la mia prima
esperienza, ho deciso che l’insegnamento era davvero una sfida molto impe-
gnativa, che però mi appassionava e mi piaceva. Ho affrontato e superato il
concorso magistrale, sono passata di ruolo nella scuola primaria a ventidue
anni, sono diventata insegnante di classe e ho vissuto tutte le più recenti
trasformazioni della scuola italiana: sono stata insegnante unica e insegnan-
te di modulo, ho insegnato nel tempo pieno, nel tempo normale e nelle
pluriclassi, ho lavorato come insegnante su progetto e sono stata distaccata
dall’insegnamento per svolgere incarichi particolari. E, con tempi lunghi,
non smettendo mai di lavorare, sono riuscita a laurearmi.
Ho vissuto tutte le ultime trasformazioni della scuola, ma non ho mai
espresso giudizi netti di preferenza. Penso che, come sempre, tutto sia rela-
tivo e che anche i cambiamenti imposti e molto guidati siano stati tradotti
e concretizzati in molteplici maniere, con ricadute ed esiti assai diversificati
e condizionati in maniera variegata dai disparati elementi che compongono
il complesso «sistema scuola». Ho visto le stesse indicazioni normative o
pedagogiche, le stesse proposte, le stesse sollecitazioni tradursi in modi assai
diversi, o anche non tradursi in nulla, a seconda delle persone e delle profes-
sionalità in gioco. Ho conosciuto per la verità una scuola che, nonostante i
grandi approfondimenti, gli importanti documenti e le dotte sollecitazioni
al cambiamento, ha teso sempre in generale a perpetuare se stessa, facendosi
scivolare tutto addosso, discutendo sui cambiamenti per non cambiare mai
veramente e profondamente. Non voglio dire di avere una visione totalmente
negativa, ho conosciuto e conosco tante situazioni virtuose, ma vorrei essere
coprotagonista di una scuola che cambia veramente e nel profondo là dove
deve cambiare: una scuola che colga non solo in certi contesti e in certe
occasioni le nuove sollecitazioni, ma che cambi stile nel suo insieme, una
scuola in cui tutti gli attori coinvolti vadano nella stessa direzione perché ci
credono, perché ci hanno riflettuto sul serio e perché hanno le competenze
per farlo. Una scuola che colga i cambiamenti nelle loro ragioni, nella loro
complessità e ricchezza, e li viva come sfida per rinnovarsi e migliorarsi.
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