Dalla chiusura mentale alla «rivoluzione permanente»
29
JohnKotter, un professore dellaHarvardBusiness School, ha consigliato
ai suoi lettori di evitare di restare intrappolati in un impiego a lungo termine
che implichi un destino in cui il proprio ruolo debba essere mantenuto; in
realtà, sviluppare una lealtà istituzionale e lasciarsi assorbire profondamente
o impegnarsi emotivamente in qualunque tipo di lavoro, sottoscrivendo un
impegno a lungo termine o peggio ancora per la vita intera, è assolutamente
sciocco se si considera che «i concetti degli affari, i modelli dei prodotti,
l’intelligenza degli antagonisti, l’equipaggiamento essenziale e
ogni tipo di
conoscenza
hanno scarsissimi intervalli credibili di sopravvivenza» (Kotter,
1995, p. 159, corsivo aggiunto da Zygmunt Bauman).
Se la vita premoderna era una quotidiana rappresentazione dell’infinita
durata di qualunque cosa a eccezione della vita mortale, la vita liquido-mo-
derna è una quotidiana rappresentazione della transitorietà e della fugacità.
Ciò di cui gli abitanti del mondo liquido-moderno si accorgono rapidamente
è che nulla in questo mondo è destinato a durare, tanto meno a durare per
sempre. Gli oggetti raccomandati oggi come utili o indispensabili tendono a
«entrare nella storia» molto prima di fissarsi per un tempo sufficientemente
lungo a farli diventare un bisogno o una consuetudine. Non c’è niente che
si possa credere resti a lungo, non c’è niente che non sia rimpiazzabile. Tut-
to nasce con un cartellino di morte imminente ed esce dal programma di
produzione con un’etichetta «da consumarsi entro …» stampata o presunta.
La costruzione di nuovi edifici non comincia a meno che non siano
stati rilasciati permessi che consentano di abbatterli allorché arriverà l’ora di
demolirli, come per certo accadrà, e nessun contratto viene firmato senza che
contenga un limite di durata o che la sua cessazione su richiesta sia stata resa
agevole. Solopochi impegni, sempreché ve ne siano, durano abbastanza a lungo
da raggiungere il punto di non ritorno, e solo accidentalmente le decisioni
conservano valore, benintesoper il tempo strettamente necessario.Tutte le cose,
nate o costruite, umane o no, esistono solo fino a ulteriore notifica e purché
revocabili.C’èuno spettroche indugia sui cittadini delmondo liquido-moderno
e sui loro lavori e creazioni: lo spettro della superfluità. La modernità liquida
è una civiltà di eccesso, sovrabbondanza, spreco e smaltimento. Nella concisa
e vigorosa formulazione di Riccardo Petrella, gli attuali trend globali dirigono
«le economie verso la produzione dell’effimero e del volatile — attraverso la
consistente riduzione del ciclo di vita di prodotti e servizi — e del precario
— lavori temporanei, flessibili e part-time» (Petrella, 1997, p. 17).
1,2,3,4,5,6 8,9