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Perché leggere un testo di studio non equi-
vale a comprenderlo?
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Una visione tradizionale della lettura definiva la com-
prensione come un processo di astrazione del significato
intrinsecamente posseduto dal testo, come se questo potesse
imprimersi
tout court
nella mente del lettore. Gli studi della
psicologia cognitivista hanno rivisitato la questione, metten-
do sullo stesso piano lettore e testo. La comprensione è stata
paragonata a un compito di problem solving in cui il lettore si
avvale degli indizi provenienti dal testo e delle sue conoscenze
preesistenti per avanzare delle ipotesi sul contenuto di ciò che
legge; tali ipotesi potranno, proseguendo nella lettura, essere o
meno confermate (De Beni e Pazzaglia, 1995).
La comprensione viene vista, quindi, come un processo:
attivo, in quanto il lettore affronta il compito di lettura at-
traverso piani e strategie; costruttivo, perché il significato del
testo è costruito in maniera graduale mentre legge; e dinamico,
di interazione tra le informazioni nuove fornite dal testo e le
conoscenze preesistenti.
I processi che guidano la lettura sono in gran parte au-
tomatici, possono però diventare consapevoli nel caso di un
fallimento nella comprensione o in presenza di testi o passi
particolarmente difficili, quando è utile soffermarsi sulle ri-
chieste del compito.
Un’ulteriore caratteristica dei processi di comprensione è
rappresentata dal loro svolgersi in parallelo: il lettore esperto uti-
lizza simultaneamente informazioni di tipo ortografico, lessicale,
sintattico, semantico e le elabora per arrivare alla costruzione
del significato più probabile del testo. Le caratteristiche che
differenziano i buoni lettori da quelli meno efficaci possono
essere così sintetizzate:
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