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PEDAGOGIAPIÙDIDATTICA
culturale, ma anche economico e sociale. Considero tale paradigma
rivoluziona-
rio,
nella misura in cui ha permesso di superare le strategie educative a carattere
compensatorio, dove l’emigrazione, lo sviluppo e la vita in contesto migratorio
erano intesi solamente in termini di rischio di disagio o di malattia. Per la prima
volta nella storia educativa comunitaria, la scolarizzazione dei figli dei lavoratori
emigrati negli stati membri avveniva prendendo atto della continua evoluzione,
della dinamicità delle singole culture e delle singole identità. Per la prima volta
nella storia della pedagogia l’alunno straniero è considerato in termini di
risorsa
e
si riconosce ufficialmente l’opportunità di arricchimento e di crescita personale che
può scaturire dalla presenza di soggetti culturalmente ed etnicamente differenti.
L’impulso decisivo alla divulgazione ufficiale è stato fornito dal Consiglio
d’Europa.
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Dopo aver perseguito per molti anni la politica del
multiculturalismo
(la cosiddetta «doppia strategia», cercando di promuovere sia l’integrazione dei
bambini immigrati all’interno della scuola del Paese di accoglimento sia il legame
culturale e linguistico con il loro Paese d’origine), dal 1983 i ministri europei
dell’educazione adottarono all’unanimità una risoluzione sull’educazione dei bam-
bini emigranti, attraverso cui si rilevava l’importanza della dimensione non più
multi, bensì:
interculturale
. L’anno successivo fu emessa la Raccomandazione 84
(numero 18), relativa alla formazione degli insegnanti per un’educazione fondata
sulla comprensione interculturale.
Volgendo lo sguardo agli aspetti semantici si capisce come l’approccio della
peda-
gogia interculturale
rappresenti una vera e propria rivoluzione copernicana: concetti
come «identità» e «cultura» non sono più intesi in maniera statica, bensì dinamica,
in continua evoluzione; l’alterità, l’emigrazione, la vita in una società complessa e
multiculturale non sono considerate come rischi di disagio o di malattie, ma come
delle opportunità di arricchimento e di crescita individuale e collettiva. L’incontro
con lo straniero rappresenta una sfida, una possibilità di confronto e di riflessione
sul piano dei valori, delle regole, dei comportamenti. L’approccio interculturale si
colloca tra universalismo e relativismo, tiene conto di opportunità e limiti e supera
ambedue in una nuova sintesi: aggiungendo la possibilità del dialogo, del confronto
e dell’interazione. Laddove la multi e la pluricultura richiamano fenomeni di tipo
descrittivo, riferendosi alla convivenza pacifica,
gli uni accanto agli altri,
come in
un condominio, di persone provenienti da culture diverse, l’aggiunta del prefisso
inter
presuppone la relazione, l’interazione, lo scambio di due o più persone.
Scuole arcobaleno: diversità etniche e culturali
Oggi, nel tempo della globalizzazione e dell’interdipendenza planetaria, l’in-
segnante dovrebbe prendere consapevolezza della realtà multiculturale di tutte le
classi scolastiche. Peraltro la diversità culturale non si acquisisce solo per il tramite
dell’esperienza migratoria. Gli scambi linguistici e culturali avvengono nell’ambito
dei sempre più numerosi viaggi e soggiorni all’estero, nell’incontro con cittadini
stranieri che vivono a nostro fianco, mediante contatti «virtuali», televisione, inter-
net. Nello stesso paese, persino all’interno della stessa famiglia potrebbero coesistere
«culture» diverse (es. neoliberismo). Pertanto, in classe la pedagogia interculturale
non può essere applicata solo in presenza di bambini immigrati, ma va concepita
come
la modalità opportuna per le società pluralistiche e multiculturali
.
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Per maggiori approfondimenti sullo sviluppo storico e il significato semantico, si vedano
Portera, 2003; 2006b.
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