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LE DIDATTICHE DISCIPLINARI
La prima riga orizzontale serve per dare contenuti e senso alla pro-
posta didattica.
L’ultima riga orizzontale serve per riconoscere ad essa la forza della
sensibilità del contributo umano alla creazione del Sapere ed al suo
apprendimento. Ma è nella zona centrale che si gioca un qualificato
amalgama di tutto ciò:
• dall’alto, la Didattica di D riceve forza di contenuti ed occasioni di
riflessioni;
• dal basso, filtrata dalla forza euristica e teorica della Didattica Ge-
nerale, la Didattica di D evita il rischio onnipresente di depersona-
lizzare il senso della professione di insegnante.
La doppia freccia al centro esprime quanto da sempre difendiamo
e sosteniamo (per es. in D’Amore, 1999b): che la Didattica Generale,
cioè, deve ricevere, dalle esperienze delle Didattiche disciplinari, linfa,
forza, esempi, senso; è lecito sostenere che la Didattica Generale non
può lavorare a vuoto, solo su schemi lontani dal disciplinare, ma deve
trarre sensi e ragioni di analisi e studio proprio dal confronto continuo
con le Didattiche disciplinari, come si è cercato di fare in D’Amore e
Frabboni (2005) e come questi due autori fanno da oltre trentacinque
anni, con scambi di idee ed esperienze. L’uno studio riceve non solo
suggestioni e idee dall’altro, ma condivide esperienze e significati dal
reciproco interagire, il che dà
senso
alle ragioni di un confronto.
La Didattica disciplinare: il senso di una specificità
Con ciò stiamo tentando di dare un contenuto alle Didattiche di-
sciplinari, indipendentemente dalle discipline di cui trattano; crediamo
che valga per tutte lo schema a triangolo che oramai si è diffuso da un
quarto di secolo, quello cosiddetto «della Didattica fondamentale» e
che ha come «vertici»: insegnante, allievo, Sapere.
Il
Sapere
va inteso come quello accademico; esso non è patrimonio
dello studente, né tende ad esserlo (nei primi gradi di scolarità); è il
Sapere stabilito dalla comunità degli esperti, quello che risiede nella
ricerca, accettato dalla società evoluta, nell’Università, nei libri (non
nei manuali).
L’
allievo
va inteso come il soggetto che si implica nella costruzione
della propria conoscenza prima, competenza poi; senza questa impli-
cazione diretta, è escluso che vi sia costruzione di conoscenza.
L’
insegnante
va inteso come detto sopra, il mediatore: egli non di-
spensa il Sapere, di cui è a conoscenza, ma lo interpreta, trasforman-
do, con un’operazione che si chiama
trasposizione didattica
, il Sapere
accademico in un
sapere da insegnare
.
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