Il ruolo del gioco nell’integrazione degli allievi diversamente abili
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I bambini di ogni tempo—com’è noto peraltro—hanno sempre impie-
gato il gioco come strumento di apprendimento. Attraverso l’attività ludica i
più piccoli apprendono ciò che è necessario per vivere. Non si tratta, infatti,
di un’attività svolta unicamente per diletto fine a se stesso, ma di un modo di
agire del bambino sulla realtà, l’unico che rientri tra le sue possibilità nella
prima fase dell’esistenza. Il bambino può effettivamente iniziare a strutturare
la propria mente sviluppando sia le capacità cognitive necessarie alla com-
prensione della realtà e che gli consentono di agire su di essa, sia le capacità di
interazione sociale, indispensabili per riuscire a gestire i rapporti con gli altri
individui in modo che siano improntati all’umanità e alla civiltà. Ciò avviene
operando sul mondo esterno, cercando di modificarlo, prendendo consape-
volezza di buone riuscite e di esiti negativi, promuovendo le prime forme di
riflessione sulle cause dei diversi accadimenti, tentando di porre rimedio a
sbagli chedipendonodalledecisioni del soggettooppure insistendo con azioni
che danno soddisfazione.
Per questa ragione, anche a scuola, non va trascurato il possibile utilizzo
del gioco come modalità di apprendimento: la mente degli alunni, infatti, sta
ancora costruendo le strutture fondamentali, sta iniziando a concettualizzare
e, dunque, a formalizzare l’apprendimento.
Inparticolare, l’attività ludicadeve essere tenuta ingrande considerazione
come mezzo per l’integrazione degli alunni con difficoltà di apprendimento,
soprattutto quando queste problematiche risultino molto gravi. Tali difficoltà
possonoessere causateda ragioni diverse, tra cui ritardi nellosviluppo intelletti-
Il ruolo del gioco nell’integrazione
degli allievi diversamente abili
Mario Martinelli
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