Il ruolo del gioco nell’integrazione degli allievi diversamente abili
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53). Il gioco infantile, però, raggiunge il proprio apogeo con la fase del gioco
simbolico: quest’ultimo risulta così un’assimilazione del reale all’Io e ai suoi
desideri (Piaget e Inhelder, 1966, p. 111).
Il gioco simbolicocorrisponde alla funzione essenziale che il gioco riveste
nella vita del bambino. Costretto a adattarsi senza sosta a un mondo sociale di
adulti, i cui interessi e regole gli restano estranei, ma anche a un mondo fisico
chenoncomprende ancora, il bambinonon riesce a soddisfare i bisogni affettivi
e intellettuali del suo Io, come invece possono fare i soggetti in età maggiore,
attraverso gli adattamenti, perché questi ultimi rimangono per lui tanto più
incompiuti quanto più egli è in tenera età. Risulta così necessario all’equili-
brio tanto affettivo quanto cognitivo del bambino che questi possa svolgere
attività orientate all’assimilazione del reale all’Io senza costrizioni né sanzioni
e non volte all’adattamento al reale come accade invece nell’imitazione: tale
è il gioco, che trasforma il reale per assimilazione, più o meno pura, ai bisogni
dell’Io (Piaget, 1945, p. 178).
È inoltre fondamentale che il bambino adoperi un mezzo d’espressione
costruito da lui stesso e completamente sotto il suo controllo: ciò può essere
rappresentato dal sistema dei simboli caratteristici del gioco simbolico. Essi
costituiscono una sorta di codice espressivo costruito dall’Io e modificabile a
secondadei bisogni: tale codice è, pertanto,moltopiùefficace ai fini dell’espres-
sione autentica da parte del fanciullo rispetto al linguaggio vero e proprio, non
inventato dal bambino, trasmesso dagli adulti in forme già pronte, obbligate
e di natura collettiva, improprie a esprimere i bisogni o le esperienze vissute
dall’Io (Piaget e Inhelder, 1966, p. 57).
È importante sottolineare come Piaget dimostri, con vari esempi, in che
modo il simbolismo ludico nel bambino giunga a adempiere la funzione che
per un adulto è rappresentata dal linguaggio interiore: invece di ripensare
semplicemente a un avvenimento interessante o impressionante, il bambino
ha bisogno assoluto di un simbolismo più diretto, il quale gli permetta persi-
no di rivivere quest’evento, anziché accontentarsi di un’evocazione mentale
(Piaget e Inhelder, 1966, p. 58). È facile, in questo caso, riflettere su ciò che
accade normalmente quando ha luogo un avvenimento particolarmente im-
pressionante o anche solo importante, che coinvolge una persona adulta: il
soggetto, in questi casi, quando esce dalla situazione emozionante, impiega le
sue capacità di riflessione per riesaminare l’accaduto, per giudicare le proprie
decisioni e i propri comportamenti, per darsi delle spiegazioni. Anche nel lin-
guaggio comune si dice che l’individuo «se ne fa una ragione», nel senso che
cerca i motivi che hanno condotto a una determinata situazione e, attraverso
la riflessione, recupera l’esperienza, ne trae degli insegnamenti, si propone
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