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La progettazione: una coordinata per una scuola dell’infanzia di qualità
progettato, gestito e fruito a livello locale» (Cecconi, 2003, p. 5). Il nostro intento,
nella parte finale di questo contributo, sarà proprio quello di presentare un percorso
in cui effettivamente la «qualità locale indica l’insieme dei significati che in una de-
terminata comunità educativa, e in un preciso arco di tempo, vengono confrontati,
negoziati e condivisi da tutti gli attori del processo» (Cecconi, 2003, p. 5) a partire
dalla riflessione comune, con pedagogisti e insegnanti in merito alle categorie peda-
gogiche di un ipotetico modello globale di qualità della progettazione educativa e
didattica. Una progettazione educativa e didattica che, sempre restando aderenti a un
discorso di qualità, si fa essa stessa una delle categorie irrinunciabili proprio per una
scuola dell’infanzia di qualità. Il percorso che andremo descrivendo nell’ultima parte
dell’articolo, come anticipato, ha avuto come obiettivo proprio quello di costruire
insieme agli insegnanti, a livello locale, una progettazione di qualità: per raggiungere
questa meta si è camminato insieme (ricercatori, pedagogisti, insegnanti) verso la
costruzione di un modello di progettazione di qualità, partendo da un’idea di qualità
di progettazione globale che procedesse, però, attraverso la riflessione collettiva, a
un’idea di progettazione di qualità che valorizzasse le peculiarità locali, così da poter
poi divenire rappresentativa di quel contesto locale. La sfida, infatti, quando si decide
di intraprendere un percorso del genere, è sempre quella di sviluppare metodi per
migliorare la qualità del sistema nel rispetto delle peculiarità locali, ovvero procedere
a partire, lo ribadiamo, da un livello di qualità globale (del concetto di progettazione,
nel nostro caso), quindi da un livello di generalità ampio e decontestualizzato, per
scendere a un possibile livello di qualità locale (sempre del concetto di progettazione),
tale da «calarsi» nelle peculiarità di «quel» contesto. Il vantaggio di un percorso di
questo tipo è quello di ottenere un elevato coinvolgimento dei partecipanti e una
vera «costruzione di significati». In proposito, è Peter Moss, nel cercare di definire
anch’esso il concetto di
qualità,
a passare da questo al concetto, a suo parere più
pertinente, di
costruzione di significati
(Moss, 1994). Parlare «semplicemente» di
qualità
(della scuola o di una delle sue categorie) a suo parere, infatti, rischia di
semplificare la realtà e di far perdere punti di vista importanti. Secondo lo studioso
si devono costruire
significati
che siano condivisi dagli attori del processo piuttosto
che puntare all’accettazione acritica di un’idea di qualità tanto astratta quanto lon-
tana dalla realtà locale. Il modello di progettazione di qualità che abbiamo cercato
di costruire in alcune scuole dell’infanzia del Comune di Bologna, come vedremo,
poggia proprio su questo principio: una costruzione di significati che sappia insinuare
il dubbio e la perplessità negli insegnanti in merito alle loro prassi, in merito alla
loro capacità di progettazione, promuovendo, attraversando ogni fase del pensiero
riflessivo deweyano (Dewey, 1961), quel
ragionamento,
inteso in senso stretto come
collegamento di idee, che sa portare a una nuova indagine controllata, incentrata sul
raggiungimento di significati e di costrutti finalizzati pienamente alla qualità della
didattica, proprio come la progettazione.
Un modello di progettualità per una scuola dell’infanzia di qualità
La scuola dell’infanzia, allora, questo l’assunto dal quale partiamo, è di qualità
nella misura in cui si basa — anche — su un modello di
progettualità
ben definito.
Ma che cosa intendiamo quando parliamo di
progettazione? Progetto
significa «an-
ticipazione», (Calvo, 1980, in Becchi, 2002, p. 65), è un atto pieno di proposito
che nasce da un’intima spinta, è attività intenzionale che fa conto prioritario del
rapporto tra mezzi e fini (Borghi, 1953, in Becchi, 2002, p. 71).
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