Dispersione scolastica e politiche per il successo formativo
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anche, in termini più generali, un divario tra la domanda e l’offerta formativa,
tra le politiche educative e i loro effetti sulla società.
La dispersione scolastica interroga il sapere sociologico a partire dal
fatto che non tutti gli alunni, ma solo una parte, corrono il rischio di di-
sperdersi. Ciò avviene perché i sistemi educativi svolgono una chiara azione
valutativa o, per dirla con Parsons (1972), una funzione di
selezione sociale:
operano come agenzie «di collocamento della manodopera», distinguono
gli studenti in base ai criteri di valutazione della riuscita scolastica, che a
sua volta è influenzata da fattori «non biologici», cioè sociali, sia ascritti (lo
status socioeconomico e il retroterra culturale della famiglia di origine) sia
acquisiti (motivazioni, interessi, grado di indipendenza e di maturità dello
studente, sforzi personali, ecc.).
Nelle società avanzate, secondo il funzionalismo, è la scuola secondaria
di primo grado chemette il «sigillo» sulla posizione sociale che assumeranno i
diversi tipi di studente, collocandoli nelle varie fasce di rendimento scolastico
(achievement)
e incoraggiando o meno la prosecuzione degli studi nonché le
scelte successive. Con il diploma di istruzione secondaria di secondo grado,
poi, si traccia una vera e propria «linea di demarcazione» tra chi raggiunge
quello che è diventato il «livello minimo di istruzione soddisfacente» per
avere successo in campo occupazionale e chi ne rimane escluso. Tra coloro
che si affacciano all’università, infine, avviene un’ulteriore «spaccatura», alcuni
entrano nei percorsi accademici mentre altri ne sono esclusi, alcuni avanzano
mentre altri si arenano durante il percorso (Parsons e Platt, 2006, p. 287):
«Gli studenti devono rispondere a richieste più rigide e sono sottoposti a
tensioni maggiori». In breve, la popolazione studentesca viene filtrata dalle
maglie del sistema scolastico e portata ad affrontare diversi tipi di compito
e richieste di adattamento a sistemi di valore istituzionalizzati, affinché si
compia il più generale processo di differenziazione strutturale della società,
che coincide — nella visione funzionalista — con l’intento di preparare
la classe dirigente e di allocare le risorse umane secondo le necessità delle
diverse sfere produttive.
Con l’avvento della scolarizzazione di massa, le istituzioni educative
iniziano a svolgere altre funzioni oltre a quella selettivo-allocativa, che rimane
fondamentale per lo sviluppo economico dei Paesi industrializzati. Si perde
il carattere esclusivo ed elitario della trasmissione della cultura e si espande
la capacità di
inclusione sociale
e di
socializzazione delle nuove generazioni