L’approccio teorico della sociologia dell’educazione
27
2001) — ma è necessario trovare un referente di livello superiore entro cui
le diverse forme di trattamento, i requisiti di ingresso, i criteri valutativi, la
redditività, ecc. possano ritenersi giusti dai vari punti di vista (degli individui
maggiormente svantaggiati, del collettivo nel suo insieme, degli individui
più meritevoli, ecc.): tale referente è il concetto di equità.
3
I numerosi studi empirici compiuti negli ultimi anni sulla dispersio-
ne in Italia (MPI, 2000; Tuè, 2003; Zurla, 2004; Clarizia e Spanò, 2005;
Caputo, 2006; Perone, 2006) hanno posto l’accento prevalentemente sulle
cause della dispersione e, pur in uno scenario spesso di difficile lettura e
interpretazione, hanno trovato conferma dell’importanza dei fattori sociali
nel determinare tutte le fenomenologie di disuguaglianza, a prescindere
dall’azione riparativa o preventiva delle singole scuole.
La dispersione scola-
stica, comunque la si guardi, rappresenta quindi un indicatore del
basso grado
di equità del sistema formativo,
in quanto:
a)
frutto di una disattenzione
verso gli svantaggi sociali che inficiano i risultati scolastici, oppure
b)
effetto
di una distribuzione iniqua delle risorse educative in uno o più «punti di
intersezione» tra l’individuo/cittadino e il sistema di opportunità messo a
disposizione per esercitare i suoi diritti fondamentali.
In entrambi i casi vi è la necessità di operare un costante monitoraggio
del fenomeno e di aggiornare le strategie per contrastarlo.
Se è vero, infatti, che, grazie all’impegno di governi e istituzioni, e
al sostegno di leggi e accordi internazionali ispirati alla valorizzazione del
capitale umano (OECD, 1998; Commissione delle Comunità Europee,
2003), sempre più persone incontrano la formazione e i livelli di scolarità
sono in costante aumento un po’ ovunque, è altresì vero che una parte degli
3
I due termini,
uguaglianza
ed
equità,
si possono considerare «principi dello stesso ordine» ma non
coincidenti (Benadusi, 2006a, p. 22); la differenza consiste nel fatto che, mentre l’uguaglianza è
una proprietà che sta nelle cose, pertanto va sempre specificato «uguaglianza di che cosa?» (accesso,
trattamento o risultati scolastici?) o «uguaglianza di chi?» (individui, categorie, gruppi), l’equità rap-
presenta un principio ultimo (o un «metalivello») a cui l’uguaglianza può eventualmente sottostare.
Come nel caso in cui, in funzione di ristabilire l’equità nella distribuzione dei risultati tra individui o
gruppi diversamente avvantaggiati, è ammessa anche una disuguaglianza di trattamento, ad esempio
l’educazione compensativa. In definitiva l’ottica dell’equità sarebbe più ampia e comprensiva di quella
dell’uguaglianza, sia sul terreno della ricerca sia su quello delle politiche formative (Benadusi, 2006b,
pp. 13-16). Entrambe le categorie, uguaglianza ed equità, fanno comunque riferimento alla
giustizia
e ai
diritti:
si possono utilizzare solo in relazione al riconoscimento da parte di qualcuno che qualcun
altro ha diritti e ha la libertà di esercitarli (anche attraverso una giusta distribuzione delle risorse).
1,2,3,4,5,6 8,9,10,11,12,13,14,15,16,17,...22