Identità di genere e stereotipi
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1. da una parte assistiamo a una femminilizzazione dei maschi, i protagonisti sono
molto curati nell’aspetto, con capelli lunghi, esili di corporatura;
2. dall’altra le protagoniste femminili esasperano la loro femminilità proponendo
gonne molto corte, canottiere, lunghissimi capelli e tacchi alti.
La tendenza è quindi verso la polarità estetica femminile, ma a dispetto di
questa tendenza, le femmine non acquistano credibilità e potere.
Le bambine e le ragazzine continuano ad accompagnare nelle avventure i
maschi, come nella celebre saga di Harry Potter dove la sagace e intelligente Her-
mione si impegna per essere all’altezza di aiutare l’eroe che è eroe per nascita o
Annabeth, l’intrepida guerriera, che si è addestrata per anni per sostenere e aiutare
Percy Jackson nella sua battaglia contro il male.
Consoliamoci, un’evoluzione c’è: a differenza delle principesse di cinquant’an-
ni fa che attendevano di venir salvate, oggi, se si impegnano, c’è la possibilità per
le bambine e le ragazze di partecipare all’avventura!
Differenze e disuguaglianze
In che modo la differenza tra bambine e bambini si trasforma in disugua-
glianza tra uomini e donne?
Bambini e bambine distinguono, differenziano e si riconoscono nell’essere
quello specifico bambino e quella specifica bambina e nell’appartenere al gruppo
delle femmine o al gruppo dei maschi cui attribuiscono comportamenti, desideri
e caratteristiche ispirandosi alle donne e agli uomini che vedono e conoscono. I
bambini e le bambine della scuola dell’infanzia sono già capaci di cogliere le dif-
ferenze di genere, di assimilarsi al modello di genere «dominante» o di ribellarsi
a esso. Non è tuttavia sufficiente avere un papà che fa la spesa e una mamma che
legge il giornale il sabato mattina per riuscire ad attribuire queste opportunità ai
due diversi generi. Quando i bambini e le bambine sintetizzano, facilmente utiliz-
zano granitici stereotipi forgiati da una secolare tradizione di divisione dei ruoli.
Gli stereotipi sono strutture rigide di senso, cristallizzando rafforzano le
identità tradizionali e lasciano poco spazio alla libera costruzione della propria
individualità, e una volta formati sono difficili da smontare.
Per esempio, in una scuola di Prato è stata presentata una foto con un gruppo
di donne vestite di bianco, per i bambini erano cuoche, per le bambine dottoresse.
Un altro esempio a Bolzano.
Flora (4 anni):
Oggi abbiamo giocato ad acchiappafemmine. I maschi scappano
e noi li inseguiamo cercando di dargli i bacini. Ai maschi fanno
schifo i bacini.
Maestra:
E a te?
Flora:
Ma io faccio finta di volergli dare i bacini, è solo per dargli fastidio.
L’attribuzione di valore positivo o negativo alle differenze le trasforma in
disuguaglianze.
Gli adulti di riferimento possono essere più o meno consapevoli di quello
che accade, dei modelli che propongono e dei comportamenti che sanzionano o
gratificano.
© Edizioni Erickson
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