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Maschi contro femmine?
femmina, piccolo/a o adulto/a, in un certo posto del mondo, in una certa cultura,
epoca, in quella specifica famiglia.
Nelle docce e negli spogliatoi delle piscine italiane i bambini possono andare
con le madri nei posti riservati alle donne fino a 6 anni di età. Alla stessa età viene
vietato l’ingresso dei maschi negli spazi femminili degli hammam. Dai 6 anni
quindi i bambini passano dallo stato indifferenziato di bebè a quello differenziato
di piccoli maschi umani. Il passaggio di status implica norme e regole diverse
da prima e anche attese, comportamenti, possibilità e proibizioni socialmente e
culturalmente condivisi a cui le famiglie si adeguano e accolgono con il grado di
libertà che è loro possibile.
Il bambino e la bambina apprendono attraverso il modellamento, cioè l’imi-
tazione (anche in questo caso come i cuccioli delle altre specie).
Fino a 3-4 anni i genitori permettono ai bambini e alle bambine di giocare
con gli oggetti di casa, occuparsi dei lavori domestici, essere coinvolti in attività
come ad esempio cucinare.
Successivamente gli adulti iniziano a proporre i primi giochi differenziati: di
cura (di sé o dell’altro) per le bambine, di movimento e/o costruzione per i bambini.
Si avvia il processo di acquisizione dell’identità di genere, cioè la competenza
pratica del comportamento di genere. In questo percorso esperienziale, il bambino
e la bambina utilizzano le scarpe della mamma, il cappello del papà iniziando
a sperimentarsi secondo coordinate sessuate. La sperimentazione è sollecitata
dall’influenza dei genitori e da quello che il/la piccolo/a intravede nei comporta-
menti e nei giudizi (particolarmente nel non verbale) delle persone significative
intorno a lui/lei.
Alla fine di questa fase si raggiunge la consapevolezza delle differenze bio-
logiche tra i sessi e della propria appartenenza.
Progressivamente si differenziano i giochi e le pratiche a essi legate; i bam-
bini utilizzano giochi da maschi, le bambine giochi maschili e femminili. Come
sapete dalla vostra esperienza, quando i bambini e le bambine si raggruppano
spontaneamente per giocare scelgono prevalentemente coetanei dello stesso sesso.
Parallelamente, il bambino e la bambina si appropriano e si identificano nelle
qualità che riconoscono al proprio sesso: «I maschi hanno il pisello, le femmine
hanno la pisellina», come ha detto Matteo di 5 anni.
A queste differenze iniziano ad attribuire elementi di valore/disvalore: «Le
femmine hanno i capelli lunghi e sono intelligenti, i maschi fanno sempre casino»
(Claire, 5 anni); «I maschi sono forti, le femmine non corrono» (Bruno, 4 anni).
Dai 5 anni iniziano a essere punitivi/e verso i/le coetanei/e che non rispettano
i ruoli sessuali. Un bambino di 5 anni che gioca con le bambole viene deriso, una
bambina che gioca con le pistole può essere esclusa dal gruppo delle bambine.
Man mano che i bambini e le bambine crescono e arrivano alla preadolescen-
za, s’impadroniscono e si rivestono psichicamente e nei comportamenti di ciò che
ritengono esprima la loro appartenenza sessuata. Ogni generazione utilizza i suoi
riferimenti, i suoi eroi/eroine, linguaggi, posture.
Guardando i cartoni animati proposti per le fasce d’età che coprono gli anni
della scuola dell’infanzia e primaria, per esempio, possiamo notare a questo pro-
posito due tendenze apparentemente contrastanti:
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