L’approccio teorico della sociologia dell’educazione
39
acquisizione di conoscenze e competenze che possa garantirne un positivo
inserimento nella realtà sociale e produttiva del Paese». Ciò comporta am-
mettere che
la dispersione è un problema di tutti e non solo degli alunni a rischio
di svantaggio;
inoltre, non vanno inclusi tra gli alunni dispersi coloro che,
fuori dai percorsi scolastici, frequentano attività formative alternative.
Con il documento
La dispersione scolastica: Una lente sulla scuola
(MPI,
2000, p. 6) viene esplicitato chiaramente il passaggio al nuovo paradigma
culturale e di politica scolastica:
La costruzione di un sistema formativo che ordinariamente e intenzio-
nalmente promuova il successo formativo sostanzialmente significa: passare
dagli interventi rivolti alle patologie del sistema scolastico, quindi straordinari
e sperimentali, a una strategia ordinaria finalizzata alla prevenzione primaria
(fare le cose giuste al momento giusto) e alla promozione del successo formativo
per tutti; garantire la piena scolarità, portando tendenzialmente tutti agli stessi
risultati e non solo garantire l’accesso e la frequenza; affrontare i nodi strut-
turali del sistema scolastico e formativo agendo non con interventi riparativi
e compensativi rivolti ai singoli, ma con interventi sistemici rivolti alla rete di
soggetti e di relazioni.
La logica del successo formativo recepisce pienamente le direttive
europee sull’educazione come leva di sviluppo;
14
inoltre permette di guar-
14
Si legge infatti nel documento (MPI, 2000, p. 18): «A livello comunitario il problema dell’insuccesso
e della dispersione dei sistemi scolastici è posto con forza all’attenzione e sono emanati numerosi
documenti che rilevano le ripercussioni sulle disuguaglianze sociali e formative e sullo sviluppo stesso
dell’economia europea. È, infatti, del 1989 la risoluzione del Consiglio dei Ministri dell’Istruzione
della CEE sulla lotta all’insuccesso scolastico». In realtà in Italia il primo Piano nazionale di contrasto
alla dispersione, con interventi mirati in 34 Province pilota, è stato avviato ben prima, precisamente
con l’Accordo sottoscritto in sede tecnica il 10 luglio 1988 tra MPI, Ministeri dell’Interno, di Grazia e
Giustizia, della Sanità, degli Affari Sociali, Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), Unione
delle Province d’Italia (UPI), Regioni, Sovrintendenze scolastiche, Provveditorati e Istituti Regionali
di Ricerca, Sperimentazione e Aggiornamento Educativi (IRRSAE) delle 10 Regioni coinvolte. Tali
esperienze pilota sono state poi estese a tutto il territorio nazionale con la circolare ministeriale 9
agosto 1994, n. 257, e successivamente con la legge 28 dicembre 1999, n. 496 (Benvenuto, Rescalli
e Visalberghi, 2000). Dal 1999 a oggi, pur senza sconfessare la logica dell’ordinarietà nella lotta alla
dispersione, il MIUR è ritornato a distribuire fondi aggiuntivi destinati alla lotta contro la dispersione
per le sole scuole poste in aree a rischio e a forte processo immigratorio, secondo contrattazioni locali
e annuali. Fondi comunitari inoltre sono stati utilizzati dalle scuole delle sei Regioni del Mezzogiorno
che partecipano al Piano Operativo Nazionale (PON) «La scuola per lo sviluppo» (tranche 1994-1999;
2000-2006; 2007-2013), finanziato con i programmi Fondo Sociale Europeo (FSE) e Fondo Europeo
di Sviluppo Regionale (FESR), che ha come primo obiettivo la riduzione della dispersione scolastica.