Dispersione scolastica e politiche per il successo formativo
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L’importanza assunta nella fase più recente dal tema della
qualità
dell’educazione,
che entra anche nella lotta alla dispersione, è un riflesso diretto
del «discorso pubblico» sulla conoscenza come risorsa primaria per assicurare
la competitività e la coesione sociale della Comunità Europea, suscitato dal
celebre
Libro bianco su istruzione e formazione
(Delors, 1993) e tradotto poi
nel «progetto politico dell’apprendimento continuo» (Pavan, 2008). L’edu-
cazione per tutti e per tutta la vita
(lifelong learning)
rappresenta il «tesoro»
da proteggere e coltivare con ogni mezzo, poiché la sola formazione iniziale
non è più sufficiente per supportare la domanda crescente di competenze
specialistiche proveniente dal mercato del lavoro. Di conseguenza, la lotta
alla mortalità scolastica assume il valore di un imperativo morale (ed è anche
una priorità politica) per ogni istituzione pubblica che sostiene la creazione
di capitale umano e la sua protezione contro i rischi di impoverimento e di
esclusione generati dalle tendenze espansive della globalizzazione. È infatti
proprio questo che avviene alle persone che non hanno completato l’istru-
zione secondaria superiore: le probabilità che partecipino a programmi di
qualificazione e specializzazione nei vari settori lavorativi sono inferiori al
50% rispetto a quelle che favoriscono chi entra nel mercato del lavoro con
un diploma (Schleicher, 2006, p. 16).
Nel corso degli anni Novanta e della prima decade del Duemila, sulla
scorta di questa nuova parola d’ordine, successo formativo, e dei programmi a
media-lunga scadenza finanziati dallaCommissione delleComunità Europee
in materia di istruzione e formazione,
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anche il sistema formativo italiano
modifica in modo sostanziale la rappresentazione del problema dispersione
e le linee di intervento, passando dall’allarmismo alla considerazione della
dispersione nella sua ordinarietà e trasversalità nei processi formativi.
Il Ministero dell’Istruzione testimonia, con diversi documenti, il com-
pimento di questo passaggio. Secondo Ghione (2005, p. 120), è dal 1997
che nelle indicazioni normative «con il termine “successo formativo” si fa
riferimento all’obiettivo di portare i giovani non solo al conseguimento di
titoli relativi ai vari gradi di istruzione, ma a un più significativo processo di
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Ricordiamo, tra i programmi più noti supportati dalla Commissione Europea per il miglioramento
della qualità della formazione e dei livelli di istruzione: Socrates (con le azioni destinate ai diversi
segmenti dell’istruzione-formazione: Comenius, Erasmus e Erasmus Mundus, Grundtvig, Minerva,
Lingue), Leonardo da Vinci, E-learning, Europass.