34
Psicologia dell’educazione
–
Vol. 5, n. 1, marzo 2011
attraverso la scoperta anche nei termini di apprendimento attivo, senso-motorio, per
problemi,
inquiry-based, research-based, by experimentation,
ecc.
Dopo un’essenziale contestualizzazione e definizione dell’apprendimento per scoperta,
verranno analizzate le tipologie di apprendimento attivo a qualche titolo associabili alla
scoperta e si passerà ad approfondire alcuni aspetti (abilità, atteggiamenti, processi) che
garantiscono la possibilità di realizzare e gestire in modo significativo questo apprendi-
mento. Verrà tratteggiato il ritratto del discente «scopritore» in quanto soggetto dotato
di un bagaglio iniziale di interessi, curiosità, strategie e conoscenze, nonché di capacità di
definire degli obiettivi di apprendimento e di autoregolare i propri processi per arrivare
a generalizzare e trasferire le conoscenze acquisite.
■
Imparare in modo attivo
È largamente condivisa — a livello sia di senso comune, sia psicopedagogico— l’idea
che il processo di apprendimento si giovi del coinvolgimento attivo e intenzionale del
soggetto che impara. In opposizione a modelli teorici che per anni hanno dominato il
panorama degli studi sull’apprendimento — come nel caso del modello dell’arco-riflesso
— oggi è noto che processi centrali, percezione e azione hanno un influsso reciproco
sull’apprendimento: gli eventi esterni e le azioni sono codificati come rappresentazioni
mentali percettivo-motorie comuni a entrambi i sistemi, che permettono una comuni-
cazione diretta tra i due piani (Printz, 1997).
Allo stessomodo, è ormai condivisa l’idea che talvolta sia proprio l’azione ad avviare la
sequenza dei processi di apprendimento. Ad esempio, la scuola storico-culturale (Vygotskij,
1954; 1974; Lurija, 1976; Vygotskij e Lurija, 1987) ha messo in luce la profonda influenza
degli strumenti, delle forme culturali, delle pratiche sociali e degli scambi comunicativi
sulla vita mentale del soggetto in apprendimento, sempre considerato attivo. Alla stessa
stregua, la prospettiva socioculturale ha sottolineato da una parte il carattere pratico
1
dei
processi di pensiero, in quanto culturalmente e storicamente mediati e situati, dall’altra la
possibilità per il discente di realizzare nell’attività pratica la propria competenza, intesa come
capacità di organizzazione, contestualizzazione e flessibilità (Gutiérrez e Rogoff, 2003).
L’attività che favorisce l’apprendimento non è tuttavia da intendersi univocamente
sul piano
comportamentale
(l’intervento operativo del discente sull’oggetto dell’appren-
dimento), perché anche processi quali la riflessione, la rievocazione, il confronto, l’or-
ganizzazione o la rielaborazione dei contenuti permettono al discente di porsi in modo
attivo, sul piano
mentale
(Antonietti e Cantoia, 2010). D’altronde, dietro a molte azioni
motorie c’è, o c’è stato, un lavoro di progettazione, pianificazione e monitoraggio. Questo
doppio piano del discorso è ben messo in risalto nell’interpretazione dell’apprendimento
proposta da Kolb (1984) nei termini di creazione di conoscenza attraverso un continuo
1
Si definisce «pratica» una sequenza di attività finalizzate, realizzata con particolari tecnologie e sistemi
di conoscenza e applicata in uno contesto specifico (Hull e Schultz, 2001).
Edizioni Erickson