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Imparare scoprendo
processo trasformativo dell’esperienza (la conoscenza non è un’entità a sé che può essere
trasmessa/acquisita). Questa dimensione processuale dell’apprendimento si realizza come
dinamica circolare che muove dall’astrazione teorica all’esperienza pratica e dall’osserva-
zione riflessiva alla sperimentazione attiva.
Imparare attraverso la scoperta
L’apprendimento attraverso la scoperta ha numerosi e vari antecedenti storici in
ambito sia psicologico sia pedagogico. Oltre alle prospettive già citate, si può ricordare
il metodo della ri-scoperta di cui parlava, già all’inizio del Novecento, padre Gemelli
(1907) sostenendo che, nella maggior parte dei casi, il discente è chiamato non a scoprire
cose nuove quanto a ripercorrere un processo di ricerca che altri hanno già affrontato.
Ancora, si possono richiamare i contributi dell’epistemologia evoluzionistica di Popper o
l’attivismo pedagogico di Dewey (1938) centrato sul carattere pratico della conoscenza.
È tuttavia attraverso il lavoro di Bruner che questo approccio trova la sua maggiore
affermazione.
Quando lo studente sa accostarsi all’apprendimento come se avesse il compito di
scoprire qualcosa piuttosto che recepirla, allora sarà propenso a lavorare con autonomia,
stimolato dalla sola auto-remunerazione o, più propriamente, da quella ricompensa
che risiede nella scoperta stessa [...]. Lo studente è in grado di sperimentare i successi
e i fallimenti non come ricompensa e punizione, ma come nuove informazioni. Poiché
quando il compito è qualcosa di personale, invece di essere un imposto confronto con
le domande ambientali, lo studente diventa l’«ufficiale pagatore di se stesso», in un
certo senso. Cercando di ottenere il controllo sopra il proprio ambiente, egli, ora, può
considerare il successo come un’indicazione: come indicazione di essere sul sentiero
giusto — mentre il fallimento indica che egli si trova su quello sbagliato. (Bruner,
1968, pp. 122-124)
L’apprendimento attraverso la scoperta capovolge dunque il classico rapporto docente-
discente.Quest’ultimo non è più un passivo recettore di contenuti pre-elaborati dall’esterno,
ma è impegnato nella ricerca di soluzioni di problemi: si impadronisce direttamente dei
contenuti concettuali attraverso le proprie risorse. Questo approccio all’apprendimento
sembrerebbe quindi apportare dei vantaggi in termini motivazionali: il discente sviluppa
interesse e coinvolgimento, perché impara attraverso incentivi intrinseci e non rinforzi
esterni. Ulteriori benefici si registrerebbero poi sul piano cognitivo— il ricordo dei conte-
nuti è più duraturo, perché questi sono stati elaborati e organizzati direttamente secondo
schemi mentali coerenti con il propriomodo di ragionare—e metodologico— il discente
acquisisce un metodo di lavoro applicabile anche in altri contesti e situazioni (Antonietti
e Cantoia, 2010). Tuttavia, queste aspettative hanno trovato solo parziale conferma nella
ricerca sul campo: l’efficacia dell’apprendimento attraverso la scoperta sarebbe limitata
al periodo preadolescenziale o alle fasi introduttive dell’insegnamento disciplinare. Sul
piano della realizzazione, questo apprendimento richiederebbe poi un eccessivo dispendio
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