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Imparare scoprendo
dentemente fornite. Queste forme di apprendimento rappresentano significative occasioni
di confronto e di conflitto cognitivo tra pari che permettono l’instaurarsi della regola della
reciprocità: le affermazioni e le operazioni mentali acquisiscono senso in relazione a quelle
degli altri (Piaget, 1962). Ogni partecipante sostiene le proprie posizioni in un’esperienza
di costruzione, rielaborazione e riorganizzazione di conoscenza in cui grande importanza
assumono la ristrutturazione e l’approfondimento delle conoscenze pregresse. Una delle
condizioni essenziali per potersi confrontare con esperienze e informazioni nuove è infatti
quella di avere una buona consapevolezza delle proprie credenze e dei propri modelli di
riferimento: come maturare strutture più complesse o semplicemente cogliere il valore
di ciò che si incontra se non si ha chiaro quali sono i presupposti dai quali si muove? Le
esperienze nuove e già affrontate si integrano continuamente producendo nuovi significati:
la possibilità di riferirsi a un bagaglio di conoscenze pregresse è indicativo della capacità di
pensare in modo più funzionale, elaborato, efficace, nonché del livello di organizzazione
interna delle conoscenze (Glaser, 1984; Czerwinsky Domenis, 2000).
Bruner definiva la scoperta come «un’operazione di riordinamento o di trasfor-
mazione di fatti evidenti, che permette di procedere al di là di quei fatti verso una
nuova intuizione» (Bruner, 1964, p. 115). In questo senso, si può fare un parallelo tra
l’apprendimento attraverso la scoperta e la
risoluzione di problemi attraverso la scoperta
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(Mosconi, 1994). L’aspetto più riproduttivo dell’apprendimento, basato sull’applicazione
di procedure apprese in passato o riprese da esperienze precedenti può talvolta indurre
in errore, come nel caso del transfer negativo o delle varie forme di fissazione. Si può
allora intendere l’apprendimento come un processo dinamico e produttivo in cui non
c’è continuità funzionale, perché il raggiungimento dell’obiettivo è caratterizzato dalla
trasformazione della situazione. Si parte dall’analisi della struttura del problema e, per
effetto della ristrutturazione, la situazione diventa trasparente e l’intuizione accompagna
(ma non produce) la soluzione.
Il processo di soluzione di problemi non può essere mai definito completamente
produttivo o riproduttivo: da una lato il discente si rifà di continuo a un’ampia varietà
di conoscenze e di complessi meccanismi messi in atto per acquisirle e renderle flessibili;
dall’altro, le esperienze passate vengono continuamente adattate o modificate in soluzioni
parzialmente nuove (Eysenck e Keane, 1998).
Il procedimento di scoperta per intuizione viene spesso ostacolato, ritardato o inibito
da forme di fissazione
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che ostacolano la ristrutturazione. Duncker (1945) ha affermato a
questo proposito che il livello di difficoltà di un problema dipende dal grado di resistenza
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Si distinguono due modalità di soluzione dei problemi: come processo di ricerca o di scoperta
(Mosconi, 1994). In questo secondo caso, Mosconi distingue ulteriormente il concetto psicologico
di ristrutturazione dall’accezione classica della psicologia
Gestalt
che ne rappresenta una variante
centrata sul carattere di immediatezza.
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Si possono distinguere per esempio: fissità (stabilità) funzionali (difficoltà a riconcettualizzare un
oggetto in una funzione differente), fissità della forma (come nel caso del celebre problema dei 9
punti) e fissità del procedimento (quando la configurazione del problema può portare a fissarsi su
un procedimento che fuorvia).
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