D
IFFICOLTÀ
DI
APPRENDIMENTO
N
. 4,
APRILE
2011
518
P. Non si tratta di essere vincenti, ma convincenti. E lo si può essere solo se si è co-
erenti.
G.
Coerenza tra che cosa?
P. Tra quel che si fa e quel che si è. Mi spiego meglio. Talvolta, per essere benvoluti,
apprezzati, ritenuti simpatici, si cerca di adeguarsi alle aspettative degli alunni e
dei loro genitori, anche in contrasto con le proprie convinzioni profonde o con un
proprio modo di sentire. Insomma si cede un po’ alla demagogia. Nei tempi brevi
è una rappresentazione di sé che può dare l’illusione di funzionare, ma alla lunga
non regge, perché è segnata dalla dissonanza tra essere e apparire. La relazione
educativa rende nei tempi lunghi, ma nei tempi lunghi regge solo chi è coerente.
G.
Ma gli insegnanti amichevoli mi sembrano più apprezzati dagli studenti.
P. In genere, un atteggiamento amichevole va bene, ma solo se è spontaneo. La cor-
dialità non funziona su comando, quando è forzata. Non si deve falsare la propria
personalità. Anche certe spigolosità o una certa ritrosia, se vengono colte come
autentiche, possono contribuire a una buona relazione educativa. Come vedi è
sempre un problema di coerenza.
G.
Una volta consolidata la rappresentazione che si fanno di te, e ciò avviene credo in
tempi piuttosto brevi, uno ce l’ha appiccicata addosso, è una maschera che non riesce
più a togliersi. È così? Mi sembra ci sia un certo fatalismo in questa visione.
P. Sono fattori importanti, ma non esclusivi ed eterni. Molto si può fare lavorando
sul proprio modo di comunicare. Certo, per poterlo fare, è necessario prenderne
consapevolezza.
G.
Già, il modo di comunicare. È facile a dirsi: quando ho frequentato il tirocinio —ma
potrei dire lo stesso anche per le superiori e l’università — riuscivo a percepire quando
un insegnante risultava autorevole, ma non avrei saputo dire che cosa del suo modo
di comunicare lo rendesse tale. Dirò di più: sono convinto che nemmeno lui lo sapesse.
T. È probabile. Uno può essere un ottimo ciclista, ma non essere del tutto consapevole
dei movimenti che fa né di come ha fatto ad apprenderli.
G.
Mi rendo conto che a volte ci si rende noiosi senza nemmeno accorgersene e in questo
modo si stimola un’immagine del nostro modo di insegnare piuttosto negativa. Ma non
si possono insegnare e apprendere dei modi che rendano più efficace la comunicazione?
P. Le situazioni e i relativi comportamenti sono numerosissimi. Però, pur con un’ine-
vitabile approssimazione, si possono selezionare della situazioni tipiche, molto
ricorrenti, dove si palesano più facilmente vizi e virtù della professione.
G.
Sono convinto che non sia poi tanto facile rendersi conto dei propri errori né di come
ti vedano realmente i tuoi studenti.
T.
Bada che non è detto che gli studenti abbiano sempre ragione. Certamente sono
condizionati da stereotipi negativi, possono essere grossolani nei giudizi, facilmente
condizionabili.
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