94
E
DUCARE
ALL
’
AFFETTIVITÀ
così chiarire il vasto tema della formazione all’affettività. Lasciamo poi proprio
nelle mani dei lettori e delle lettrici il compito di ri-definire questa immagine della
realtà: cercare i nessi con la loro concreta vita scolastico, in cui la nostra idea
venga rimessa in discussione, arricchita e sviluppata.
Vivere tanto e vivere meglio: la vita affettiva come catalizzatore e esito della
«molecola del cuore»
L’energia che viene dalla vera vita emotiva è il catalizzatore che origina la
reazione chimica per la nostra «molecola del cuore». Il motivo è già stato accenna-
to, ma ci torniamo ora. È un dato di fatto che ognuno di noi, nel suo quotidiano,
sperimenti emozioni, sentimenti e stati d’animo. L’affettività, strettamente legata
ad alcune situazioni o ad alcune persone, è probabilmente anche l’aspetto che più
di tutti determina lo stare bene di una persona. Per questo motivo crediamo che,
proprio nel ricercare lo spunto da queste esperienze, o addirittura nel renderle
contenuto di un percorso formativo, si possa andare ad attingere a una grande
riserva di motivazione presso bambine e bambini, ragazze e ragazzi e perfino
presso gli insegnanti.
Per questomotivo la scuola che accoglie un percorso di formazione all’affettività
deve essere una scuola che accoglie esperienze: deve essere una scuola capace di
offrire occasioni in cui i bambini, i ragazzi e gli insegnanti nella loro interezza possano
mettersi in gioco. Solo qui trova spazio anche tutta quella gamma di sentimenti,
emozioni, stati d’animo che impregnano la nostra vita di tutti i giorni.
Pensiamo che la scuola debba essere capace di accogliere in sé bambini e
bambine, ragazzi e ragazze, nella loro interezza. Essi vivono in altri ambienti oltre
alla scuola e hanno già vissuto anche altre fasi della propria vita, hanno una loro
storia di vita, insomma. Dal punto di vista dell’affettività, anzi, è forse proprio fuori
dalla scuola che le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi, vivono le esperienze
più pregnanti. Per questo motivo crediamo che la scuola debba essere capace di
gettare molti ponti verso l’ambiente esterno, ma attiguo. Per valorizzare le espe-
rienze affettive vissute in questi altri ambienti, la scuola può utilizzare le modalità
molto semplici del racconto: dare spazio, ad esempio, ai bambini di raccontare
in un cerchio mattutino un’esperienza importante del giorno precedente oppure
offrire la possibilità di scriversi delle lettere in classe. Per i ragazzi e le ragazze più
grandi potrebbe, invece, essere la regolare pratica del racconto autobiografico. Si
tratta comunque di trovare delle modalità attraverso cui ragazzi e ragazze, bambini
e bambine possono portare a scuola l’affettività della loro vita «fuori».
Concretamente, dare spazio nella scuola alla vita affettiva ci pare significhi
due cose fondamentali. In primo luogo deve esserci lo spazio necessario a lasciare
© Edizioni Erickson