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MOLECOLA
DEL
CUORE
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emergere tutte le espressioni di affettività che una normale giornata di scuola com-
porta. Significa, ad esempio, accettare che di fronte a un compito troppo difficile
una ragazza esca dall’aula sbattendo una porta oppure che un bambino eccitato
da una vittoria a pallone faccia un giro della palestra di corsa urlando. Accettare
queste espressioni di affettività è però solo un primo passo. È importate che poi
si creino situazioni, sistematizzate e programmate oppure anche estemporanee
(si veda il capitolo terzo sulle azioni formalizzate e non), in cui queste espressioni
possano diventare spunti per riflessioni costruttive e formative. Se l’urlo del bam-
bino eccitato dalla vittoria va a disturbare una classe che nella palestra accanto
sta facendo un esercizio di meditazione, allora è evidente che, pur accettando lo
stato d’animo del bambino, sarà necessario cercare di trovare un’altra modalità di
espressione. Proprio dalla necessità o dal desiderio di riflettere su una situazione
come questa possono nascere percorsi di formazione all’affettività.
Crediamo, inoltre, che oltre ad accogliere situazioni spontanee, la scuola
possa lavorare intenzionalmente per creare il più possibile momenti «emozionan-
ti», che sappiano attivare tutta una serie di sfaccettature dell’affettività. Significa,
per esempio, creare molte situazioni di gioco: dai giochi di interazione a quelli di
gruppo; da esperienze di teatro a giochi di ruolo. Il fatto di creare delle situazioni
in cui si assumano dei ruoli e in cui, nella cornice ben definita delle regole di un
gioco, sia possibile sperimentarsi, permette anche di confrontarsi con modi diversi
di sentire l’affettività. Ci si cala in punti di vista non propri della vita quotidiana
e si agisce, quindi, in modi altrimenti sconosciuti. Questo permette di indebolire
comportamenti e atteggiamenti che si assumono abitualmente, cercando di im-
medesimarsi in quello che farebbe un altro o in quello che è richiesto dal ruolo
che ci si deve assumere per le regole del gioco. Il gioco, quindi, permette di vivere
direttamente su di sé anche espressioni di affettività che altrimenti resterebbero
sconosciute: un esempio di ruolo «affettivo» che va assunto in un contesto di
gruppo cooperativo è quello del «saggio», che regola gli stati d’animo e i conflitti
nel gruppo (Tuffanelli e Ianes, 2003).
In sostanza, «vivere tanto», trovare delle vie per inserire molte esperienze
di vita affettiva nella quotidianità scolastica, è secondo noi la forza motrice per
ogni percorso di formazione all’affettività nella scuola.
Come abbiamo già accennato, il nostro percorso pedagogico mira a mettere
inmoto uno sviluppo delle competenze che abbiamo individuato come irrinunciabili
per la vita affettiva e, in questo modo, a produrre un miglioramento del modo di
vivere l’affettività di bambini e bambine, ragazzi e ragazze. «Regolare» è il termine
che indica la finalità, l’esito auspicato, del nostro progetto di formazione all’affettività.
Lo sviluppo di una delle tre competenze o di più competenze comporta, infatti, un
riaggiustamento generale dei modi di vivere emozioni, sentimenti e stati d’animo.
© Edizioni Erickson
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