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Curricolo e plurilinguismo: promuovere la competenza plurilingue
esprimere la valutazione stessa. Le modalità con cui i dati vengono
raccolti possono comprendere strumenti di verifica dei risultati otte-
nuti, strumenti di osservazione e raccolta da diverse angolazioni sugli
aspetti individuati, schede di riflessione e autovalutazione o colloqui
con gli attori coinvolti.
La valutazione dovrebbe essere effettuata sia durante sia alla fine
di un determinato periodo o percorso. Una valutazione effettuata du-
rante si basa su una raccolta dati in itinere in modo da poter disporre
di informazioni utili e attendibili che permettano un monitoraggio di
processi e prodotti ed eventuali cambiamenti di rotta. Una valutazione
effettuata alla fine si basa sull’interpretazione di tutti i dati raccolti, in
modo da trarre determinate conclusioni riguardo agli esiti ottenuti e
alla validità e l’efficacia del curricolo nella sua globalità e permettere
la progettazione di miglioramenti.
Una prospettiva interculturale e interlinguistica
Un aspetto fondamentale di un curricolo che promuova la compe-
tenza plurilingue deve essere costituito dall’assunzione di una prospet-
tiva interculturale e interlinguistica. Occorre che le culture, le lingue
e gli individui vengano a contatto in modo da conoscersi, arricchirsi
a vicenda, condividere le diverse percezioni e cognizioni che derivano
dall’uso di più sistemi linguistici.
L’intercultura
non è qualcosa che
si fa
qualche volta o che
si aggiun-
ge
al curricolo come una materia in più. Deve essere una prospettiva
trasversale che coinvolge il modo di intendere tutti gli assi culturali del
curricolo, le attività proposte e le esperienze vissute. Ad esempio, un
curricolo di geografia, oltre a promuovere la costruzione di conoscenza
relativa a continenti e Paesi, alle loro caratteristiche fisiche e politiche,
potrebbe prevedere una tematica sul
consumo consapevole
che affronti
e problematizzi da varie prospettive le questioni relative ai vestiti che
indossiamo, materie prime e Paesi di provenienza, ai processi di produ-
zione dei materiali e degli indumenti, al fenomeno dello sfruttamento
del lavoro minorile, ecc. Le attività proposte dovrebbero prevedere
l’alternarsi di linguaggi e lingue, input basati su fonti multilingui,
fasi di esperienza concreta, osservazione riflessiva, concettualizzazione
astratta e sperimentazione attiva, promuovendo competenze trasversali.
A un certo punto, ci si potrebbe chiedere se, nel caso non fossimo in
grado di dare risposte affermative a domande che riguardano questioni
come lo sfruttamento dei minori, forse dovremmo sentirci veramente
nudi e vergognarci di fronte alla prospettiva di togliere quei vestiti che
mettiamo in maniera così spensierata.
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